In questi giorni il Ministero della pubblica, istruzione e ricerca e l’Agenzia spaziale italiana dovranno”concertare” le azioni comuni per lo sviluppo della strategia pluriennale del Paese.
Dovrà essere definito e, speriamo non con ulteriore ritardo, il piano spaziale nazionale che rappresenta il documento fondamentale in cui sono tracciate le linee programmatiche per i prossimi dieci anni.
Il Miur ha, come è noto, la competenza esclusiva in termini politici e di indirizzo e pertanto dovrà fissare i punti cardinali dello sviluppo spaziale peraltro in modo congruente con il Piano nazionale della ricerca.
L’Agenzia spaziale italiana, sempre più con il ruolo di braccio tecnico e strumentale del Ministero,dovrà tradurre in termini operativi le direttive di base e definire programmi idonei che tengano conto degli obiettivi nazionali ed internazionali e delle reali capacità del sistema Paese università,Centri di ricerca ed industrie.
Quali potrebbero essere i leitmotiv di questo sforzo sinergico?
Anzitutto , e questa è un’opinione non isolata,dovrà esservi una ridefinizione di programmi che appaiono ad oggi in alcuni casi sbilanciati.
Sembra esservi una prevalenza con non pochi esborsi finanziari di programmi applicativi e commerciali.
Vi è da domandarsi infatti quanto sia corretto portare avanti programmi come la seconda generazione di CosmoSkmed o programmi di telecomunicazione sotto l’egida di un Ministero che è competente soltanto in materia di ricerca e sviluppo e come tale pertanto responsabile dell’espletamento di azioni connesse alla ricerca e sviluppo ed all’avanzamento tecnologico.
Per essere più chiari le seconde generazioni dovrebbero trovare finanziamenti in altre sedi pubbliche e private.
Un altro caposaldo dovrebbe essere una credibile impostazione di programmi che vedano come attore industriale la piccola e media impresa che molte volte è fagocitata dalla grande impresa.
Non sembrano sufficienti a tale scopo gli accordi della confindustria delle piccole e medie imprese ( anche se sono più di una ) con l’ASI, né i bandi promossi dall’agenzia stessa.
Sono necessari anche reali interventi di incentivazione e di qualificazione delle piccole e medie industrie, al fine di consentire loro una partecipazione adeguata in termini di specializzazione a livello nazionale ed internazionale.
Altro punto importante concerne la definizione delle collaborazioni internazionali. Anche queste non dovrebbero essere a pioggia e quindi suscettibili di esaurirsi in accordi quadro preliminari a cui non vi è alcun seguito concreto , ma dovrebbero essere orientate su poche e qualificate cooperazioni.
Insomma l’ordito del piano spaziale nazionale dovrà essere messo a punto con particolare attenzione e competenza nell’obiettivo di concretizzare azioni affrancate da intertessi specifici e di parte.