Sono, come è noto, cospicui i finanziamenti italiani per i programmi spaziali sviluppati nell’ambito dell’ESA in cui l’Italia da tempo si è consolidato come uno dei principali contributori.
I compiti svolti in ESA sono quindi estremamente delicati e richiedono ovviamente competenza, sagacia ed equilibrio:tutte doti in realtà presenti nell’attuale delegazione.
Appare opportuno porsi tuttavia il problema, in considerazione dei nuovi assetti spaziali nazionali e della complessità dei fattori in gioco,quale dovrebbe essere la delegazione ottimale in termini formali e sostanziali.
Nella protostoria dell’Agenzia Spaziale Italiana, e cioè immediatamente dopo il 1988 si ritenne opportuno che non fosse responsabilità del Presidente dell’ASI il ruolo di capo delegazione.
Si incorse tuttavia nella stridente anomalia che fosse nominato dal Ministro della Ricerca dell’epoca come capo delegazione il Direttore Generale dell’ASI e cioè un subalterno del Presidente.(Ciò non potè che provocare divergenze di vedute)
Subito dopo si corresse il tiro, attribuendo per legge al Presidente dell’ASI il ruolo di capo delegazione e rappresentante governativo in ESA.
E’ ancora valida ogggi questa formula,tanto più che il decreto di riordino degli Enti di ricerca rafforza il principio della competenza esclusiva del Ministro Vigilante nella determinazione degli indirizzi politici e della strategia nazionale nel settore?
Appare quindi opportuno che il il coordinamento sia ancora baricentrato nel Presidente dell’ASI che dovrebbe essere sempre più un Ente operativo alle dipendenze del Governo?
Sarebbe non proponibile che il Ministro nominasse in ESA un capo delegazione diverso dalla figura del Presidente dell’ASI e ciò ovviamente,a prescindere dalla competenza dell’attuale delegazione?
Queste sono riflessioni che forse non troveranno elevati consensi,anche perché è ancora in corso l’adeguamento delle strutture del Ministero Vigilante preposte al coordinamento delle attività spaziali nazionali.
Ed allora come sempre accade prevarrà lo statu quo e l’indifferenza alla delicata problematica.