Collaborazioni internazionali ad alto rischio.

Appare opportuno, riagganciandosi  a quanto già espresso nell’articolo del 22 febbraio 2011, citare nuovamente  l’atto ispettivo parlamentare che esprime preoccupazioni sulla collaborazione Finmeccanica. Lybian investentment portfolio nel cui ambito fu inaugurata anche “una fabbrica di armamenti nell’aeroporto di Abou Aish”, poco distante da Tripoli, per costruire dispositivi per la difesa “da vendere liberamente in Medio oriente”
Ed ancora si poneva in evidenza che” sarebbe paradossale dovere assistere a conflitti armati in cui i nostri soldati si trovino a fronteggiare contingenti dotati di mezzi di provenienza italiana venduti per errore a chi non si doveva”.
Convenimmo su queste considerazioni che riconoscevano come inquietanti le collaborazioni con la Libia.
Forse siamo delle Cassandre, ma a distanza di qualche mese l’Italia si trova a partecipare nel rispetto della carta delle Nazioni Unite a raids sulla Libia certamente per “ragioni umanitarie e pacifiche” e per di più in questi giorni autorevoli esponenenti della Difesa italiana esaltano il fatto che il Sistema di satelliti Cosmo-Skymed, grazie ai suoi radar, sono operativi nel monitoraggio dello scenario libiche, del movimento di truppe e delle postazioni libiche.
Mai più nulla  quindi di complicato e delicato nella situazione dei rapporti italo libici ormai frantumati od almeno compromessi.
Certamente si può sostenere che  non era facile prevedere a suo tempo una tale inquietante deriva politico militare.
Vale tuttavia la pena di ribadire quanto già sottolineato nell’articolo del 22 febbraio 2011 e che cioè, limitatamente agli accordi spaziali,sarebbe necessario avviare collaborazioni con Paesi non stabili politicamente con prudenza in settori sensibili come quello spaziale.
Si intrecciano infatti molte volte relazioni internazionali ad ampio spettro con i Paesi di tutti i continenti senza verificarne la reale concretezza operativa.

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